domenica 26 agosto 2012

La Fondazione della Compagnia di Gesù e lo Spirito dell'Ordine

di Edmond Paris
estratto del libro The Secret History of the Jesuits, pag. 23-27
traduzione: http://nwo-truthresearch.blogspot.it



La Fondazione della Compagnia di Gesù

"La Compagnia di Gesù" fu costituita nel Giorno dell'Assunzione del 1534, nella cappella di Notre-Dame de Montmartre. Ignazio aveva allora 44 anni. Dopo la comunione, l'animatore e i suoi compagni promisero di andare in Terra Santa non appena i loro studi fossero finiti, al fine di convertire gli infedeli. Ma l'anno successivo li troviamo a Roma, dove il Papa, che a quel tempo stava organizzando una crociata contro i Turchi insieme all'Imperatore Tedesco e alla Repubblica di Venezia, mostrò loro quanto fosse impossibile il loro progetto a causa di essa. Così Ignazio e i suoi compagni si dedicarono al lavoro missionario in terre cristiane; a Venezia il suo apostolato risvegliò di nuovo i sospetti dell'Inquisizione. La Costituzione della Compagnia di Gesù fu finalmente redatta e approvata a Roma da Paolo III nel 1540, e i gesuiti si metterono a disposizione del Papa, promettendogli obbedienza incondizionata.
Loyola con Paolo III
L'insegnamento, la confessione, la predicazione e l'opera di carità furono il campo d'azione di questo nuovo Ordine, ma non furono escluse le missioni all'estero, in quanto, nel 1541, Francesco Saverio e due compagni lasciarono Lisbona per andare ad evangelizzare l'Estremo Oriente. Nel 1546 fu lanciato il lato politico della loro carriera, quando il papa scelse  Lainez e Salmerón per rappresentarlo al Concilio di Trento in qualità di "teologi pontifici". Il Sig. Boehmer  scrive:"Allora l'Ordine fu impegnato dal Papa solo su base temporanea. Ma esso eseguì le sue funzioni con tanta prontezza e zelo che, già sotto Paolo III, esso si era impiantato con fermezza in tutti i tipi di attività prescelte e vinse la fiducia della Curia per tutto il tempo".(12d)
Questa fiducia fu pienamente giustificata; i gesuiti, e Lainez in particolare, insieme con il loro devoto cardinale Morone, durante le tre sessioni del Concilio, che terminarono nel 1562, divennero i combattenti astuti e instancabili dell'autorità pontificia e dell'intangibilità del dogma. 
Il Concilio di Trento
Con le loro manovre e dialettica intelligenti essi riuscirono a sconfiggere l'opposizione e tutte le pretese degli "eretici", compreso il matrimonio dei preti, la comunione con i due elementi, l'uso della lingua volgare nei servizi e, in particolare, la riforma del papato. Fu accolta all'ordine del giorno solo la riforma dei conventi. Lainez stesso, con un energico contrattacco, appoggiò l'infallibilità pontificia che fu promulgata tre secoli dopo dal Concilio Vaticano.(13) Grazie alle salde azioni dei Gesuiti la Santa Sede uscì rafforzata dalla crisi nella quale era quasi affondata. I termini scelti da Papa Paolo III per descrivere, nella sua Bolla di Autorizzazione, questo nuovo Ordine, furono ampiamente giustificati: "Regimen Ecclesiae militantis".
Sviluppando sempre più lo spirito di combattimento, col passare del tempo, accanto alle missioni all'estero, le attività dei figli di Loyola iniziarono a concentrarsi sulle anime degli uomini, soprattutto tra le classi dirigenti. La politica era il loro principale campo d'azione, in quanto tutti gli sforzi di questi "amministratori"  si concentravano in un unico obiettivo: la sottomissione del mondo al papato, e per raggiungere questo dovevano essere conquistate per prima le "teste". E per realizzare questo ideale? Due armi molto importanti: essere i confessori dei potenti e di quelli altolocati ed educare i loro figli. In questo modo, il presente sarà sicuro mentre sarà preparato il futuro. La Santa Sede si rese presto conto della forza che avrebbe portato questo nuovo ordine. In un primo momento il numero dei suoi membri fu limitato a 60, ma questa restrizione fu prontamente revocata. Quando Ignazio morì, nel 1556, i suoi figli lavoravano tra i pagani in India, Cina, Giappone, e nel Nuovo Mondo, ma anche e soprattutto in Europa: Francia, Germania meridionale e occidentale - dove combatterono contro l' "eresia" - Spagna, Portogallo, Italia e anche in Inghilterra, raggiunta mediante l'Irlanda. La loro storia, piena di vicissitudini, diventerà una quella di una rete "Romana" che essi cercheranno costantemente di diffondere nel mondo, i cui collegamenti saranno eternamente strappati e riparati.

(l2d)  H. Boehmer, op.cit., pp.47-48.
(13) Vatican Council (1870).

Lo Spirito dell'Ordine


"Non dimentichiamo, scrive il gesuita Rouquette, che, storicamente, l' 'ultramontanismo' è stato l'affermazione pratica dell' 'universalismo'...Questo inevitabile universalismo sarebbe stato una parola vuota se non avesse dato luogo ad una pratica coesione o all'obbedienza verso il cristianesimo: è per questo che Ignazio voleva mettere questa squadra a disposizione del Papa...ed essere il combattente per l'unità cattolica, unità che può essere garantita solo attraverso un'effettiva sottomissione al vicario di Cristo".(13bis)
I gesuiti volevano imporre tale assolutismo monarchico sulla Chiesa Romana ed essi lo mantennero nella società civile, al pari di come lo avevano fatto sui sovrani, come rappresentanti temporali del santo Padre, vero capo del cristianesimo. A condizione che tali monarchi fossero del tutto docili al loro comune signore, i gesuiti erano i loro sostenitori più fedeli. D'altra parte, se questi Principi si ribellavano, trovavano nei gesuiti i loro peggiori nemici.
Dovunque
in Europa, gli interessi di Roma richiedevano ai popoli di insorgere contro i propri re, o, se questi Principi avessero adottato decisioni imbarazzanti per la Chiesa, la Curia sapeva che essi non avrebbero trovato, quando si trattava di intrighi, propaganda o, addirittura, di aperta ribellione, persone più capaci, astute o audaci al di fuori della Compagnia di Gesù".(14)


Abbiamo visto come, attraverso lo spirito degli "Esercizi", il fondatore di questa Compagnia andasse dietro al suo tempo nel suo misticismo semplicista, nella disciplina ecclesiastica e, generalmente parlando, nella sua concezione di subordinazione. Le "Costituzioni" e gli "Esercizi", fondamentali a questo sistema, ci tolgono ogni dubbio su questo argomento. Non importa quello che i suoi discepoli possono dire - specialmente oggi, dacché le idee moderne su questo argomento sono completamente diverse - ma l'obbedienza ha un posto molto speciale, infatti essa è incontestabilmente al primo posto nel riepilogo delle regole dell'Ordine. Il Sig. Folliet può fingere di vedere in essa nient'altro che la "religiosa obbedienza", necessaria a qualsiasi congregazione; P. Rouquette scrive arditamente:"Lungi dall'essere una diminuzione dell'uomo, questa intelligente obbedienza è l'altezza della libertà...una liberazione dalla schiavitù di se stessi..."; uno deve solo leggere quei testi per percepire il limite, se non il carattere mostruoso, di questo mezzo dell'anima e dello spirito imposto ai gesuiti, che li rende sempre docili strumenti nelle mani dei loro superiori e, ancor più, fin dall'inizio, i nemici naturali di ogni tipo di libertà.
Il famoso "perinde ac cadaver" (come un cadavere nelle mani dei becchini), possiamo trovarlo, secondo il Sig. Folliet, in tutta la "letteratura spirituale", finanche in Oriente, nella costituzione degli Haschichins; i gesuiti devono essere nelle mani dei loro superiori "come un organico che obbedisce ad ogni stimolo; come una palla di cera, che può essere modellata ed estesa in ogni direzione; come un piccolo crocifisso che può essere sollevato e spostato a volontà"; queste gradevoli formule sono tuttavia molto illuminanti. I commenti e le spiegazioni del creatore di questo Ordine ci lasciano senza alcun dubbio circa il loro vero significato. Inoltre, tra i gesuiti, non solo la volontà, ma persino la motivazione e anche gli scrupoli morali, devono essere sacrificati verso la primordiale virtù dell'obbedienza, che è, secondo Borgia, "il più forte baluardo della Compagnia". "Dobbiamo essere convinti che tutto va bene ed è giusto quando il superiore lo comanda", scrisse Loyola. E, ancora:"Anche se Dio ti ha concesso un animale senza sentimento per il padrone, non esitare a farti obbedire, come maestro e guida, perché Dio ha ordinato che deve essere così." E qualcosa di ancora migliore: il gesuita deve vedere nel suo superiore non un uomo fallibile, ma Cristo stesso. J. Huber, professore di teologia cattolica a Monaco di Baviera e autore delle opere più importanti sui gesuiti, scrive:"Qui vi è un dato di fatto: le 'Costituzioni' ripetono cinquecento volte che uno deve vedere Cristo nella persona del Generale".(15)
La disciplina dell'Ordine, così spesso assimilata a quella dell'esercito, dunque è nulla rispetto alla realtà. "L'obbedienza militare non equivale all'obbedienza dei gesuiti; la seconda è più estesa in quanto si impossessa di tutto l'uomo e non si accontenta, come l'altra, di un atto esteriore, ma richiede il sacrificio della volontà e il mettere da parte il proprio giudizio".(16)
Ignazio stesso, nella sua lettera ai gesuiti Portoghesi, scrisse:"Dobbiamo vedere il nero come  bianco, se la Chiesa dice così".
Questa è "l'altezza della libertà" e la "liberazione dalla propria schiavitù", lodata in precedenza da R.P. Rouquette. Infatti, il gesuita è veramente liberato da se stesso, perché egli è totalmente sottoposto ai suoi padroni; qualsiasi dubbio o scrupolo sarebbe imputato a lui come peccato.
Il Sig. Boehmer scrive:"Nelle integrazioni alle 'Costituzioni' i superiori sono invitati a ordinare ai novizi cose apparentemente criminali, per metterli alla prova, come Dio ha fatto con Abramo; ma essi devono sopportare queste tentazioni verso ciascuna forza. Non è difficile immaginare quali potessero essere stati i risultati di questa educazione".(17)
Gli alti e bassi della vita dell'Ordine - non c'è paese da cui esso non fu espulso - testimoniano che questi pericoli furono riconosciuti da tutti i governi, anche dai più cattolici.
Attraverso l'introduzione di uomini, così ciecamente devoti alla loro causa, verso l'insegnamento nelle classi superiori, la Compagnia - campione dell'universalismo, quindi dell'ultramontanismo - fu inevitabilmente riconosciuta come una minaccia per l'autorità civile, perché l'attività dell'Ordine, per solo solo fatto della sua vocazione, si dirigeva sempre più verso la politica.

In modo parallelo, tra i suoi membri si stava sviluppando quello che noi chiamiamo lo spirito gesuita. Per altro, il fondatore, ispirato principalmente dalle esigenze dalle "missioni" straniere e in casa, non fu negletto in destrezza.
Egli, nel suo "Sententiae asceticae", scrisse:"Un'abile premura affiancata ad una purezza mediocre è migliore di una santità più grande accoppiata ad una destrezza meno perfetta. Un buon pastore deve saper ignorare molte cose e far finta di non capirle. Una volta che è padrone delle volontà, egli sarà in grado di guidare con saggezza i suoi studenti ovunque egli scelga. Le persone sono completamente assorbite da interessi effimeri, quindi noi non dobbiamo parlare acutamente anche ad esse circa le loro anime; sarebbe come gettare l'amo senza l'esca."
Fu enfaticamente affermata persino la fisiognomica desiderata dei figli di Loyola:"Essi devono tenere la testa un po verso il basso, senza piegarla, ne a sinistra ne a destra; non devono guardare in alto, e, quando parlano con qualcuno, non devono guardarlo dritto negli occhi, in modo da vederlo solo indirettamente..."(18)

I successori di Loyola mantennero bene questa lezione nella loro memoria, e l'applicarono ampiamente nel perseguimento dei loro piani.


(l3a) R.P. Jesuit Rouquette, op.cit. p.44.

(14)  Rene Fulop-Muler: "Les Jesuites et le secret de leur puissance" (Librairie Plon, Paris 1933. p.61)
(15) J. Huber. "Les Jesuites" (Sandoz et Fischbacher, Paris 1875, pp. 71 & 73).
(16) J. Huber: "Les Jesuites" (Sandoz et Fischbacher, Paris 1875, pp. 71 & 73).
(17) Gabriel Monod, in Introduction aux "Jesuites", de H. Boehmer, p. XVI (Armand Colin, Paris) (18)  Pierre Dominique: "La politique des Jesuites" (Grasset, Paris 1955, p.37).

dallo stesso libro:
Ignazio di Loyola
Gli Esercizi Spirituali di Loyola

Le missioni dei Gesuiti in India, Giappone e Cina


alcuni dei frutti recenti dell'educazione dei Gesuiti:


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